mercoledì, agosto 30, 2006

PENA DI MORTE

In diritto, massima forma di pena infliggibile al condannato: consiste nella privazione della vita.
La pena di morte è stata quasi una costante nelle costituzioni dell’ antichità, fino alle costituzioni del XVIII secolo, dove si iniziava a sentire la necessità di combatterla per favorirne l’ abolizione.
Cesare Beccaria fu uno dei primi a denunciare la durezza e gli eccessi del diritto penale, in particolare della pena di morte e della tortura invocando la necessità di proporzionare la pena al delitto; sostenne inoltre l’ inefficacia come mezzo di prevenzione del crimine proponendone l’ abolizione.
Ancora oggi, il mondo è diviso tra sostenitori di tale barbarie e coloro che vogliono l’abolizione della pena di morte: i primi credono che il delinquente,grazie alla pena di morte, vengano dissuasi con la paura donando così più serenità ai cittadini. I secondi, invece, concentrano le loro considerazioni sulla sacralità della vita umana.
Le ragioni dei sostenitori. Questi ultimi portano queste motivazioni:
La condanna capitale non la infliggono i tribunali o i boia, ma gli stessi assassini che pur sapendo a quale rischio vanno in contro commettono ugualmente quei delitti puniti per legge con la morte. E si condannano da soli.
Il quinto comandamento “Non uccidere” è sempre stato inteso come “Non uccidere l’innocente”: altrimenti bisognerebbe vietare ai soldati di andare armati in guerra, o alle forze dell’ordine di sparare per difendere la propria vita e quella dei cittadini inermi. In realtà la pena di morte mira proprio a combattere la violenza e a tutelare più vite (innocenti) possibili.
La pena di morte è un “deterrente”, cioè un sistema per scoraggiare e spaventare la gente dal commettere crimini feroci. Sapendo che rischia di finire al patibolo, il criminale ci pensa due volte prima di ammazzare qualcuno.
È strano che in paesi che consentono l’aborto sia vietata la pena di morte.
Non è vero che la condanna impedisca al condannato di pentirsi.
Le ragioni degli oppositori. Questi ultimi hanno motivazioni opposte:
La vita è sacra e solo Dio ne è padrone.
Lo stato non deve mai mettersi sullo stesso piano dei criminali. La “legge del taglione” è uno strumento antico, barbaro e superato.
La pena di morte è irreversibile e quindi impedisce di rimediare agli errori giudiziari.
Uno degli scopi fondamentali della pena è rieducare il colpevole. Ucciderlo significa impedirgli ogni possibilità di redenzione.
Che la pena di morte sia un deterrente capace di far diminuire i delitti è tutto da dimostrare, perché secondo alcune statistiche restano invariati.
Al delinquente fa molto più paura la prospettiva di passare la vita in carcere, piuttosto che quella di farla finita subito.
Nonostante ciò i paesi Mantenitori della pena di morte sono 55 di cui 12 sono democrazie liberali come: Bahamas, Botswana, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Guyana, India, Mongolia, Saint Kitts e Nevis, Stati Uniti d’America, Taiwan, Thailandia.
Ogni cittadino, indipendentemente dalla sua religione e dalle sue convinzioni politiche, ha una legittima richiesta: poter vivere in una società sicura.
Lo stesso Beccaria dice:
“Non è utile la pena di morte per l'esempio di atrocità che dà agli uomini. Se le passioni o la necessità della guerra hanno insegnato a spargere il sangue umano, le leggi moderatrici della condotta degli uomini non dovrebbero aumentare il fiero esempio, tanto più funesto quanto la morte legale è data con istudio e con formalità. Parmi un assurdo che le leggi che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio.”
Pena di morte, dunque, si o no? Se riconosciamo in chi ha sbagliato la dignità di persona, il diritto alla vita e la possibilità di pentirsi, la risposta non può essere che una: no!


Nazario Mimmo e Sonia Tortorelli

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Giustissimo, bravissimi.....cmq vi siete dimenticati di citare la Cina (che nn sarà civile ma è pur sempre uno dei paesi + grandi del mondo) et Cuba....

Anonimo ha detto...

si è vero, ma la Cina e Cuba non sono democrazie liberali.