mercoledì, ottobre 17, 2007

ASSOCIAZIONE TERRE SENZA CONFINI

Un sorriso per il Brasile...Venerdì 26 ottobre "San Giovanni Rotondo"
Si terrà Venerdì 26 Ottobre presso il Cineteatro Palladino di San Giovanni Rotondo una serata organizzata dall’associazione TERRE SENZA CONFINI dal titolo “UN SORRISO PER IL BRASILE”, evento organizzato per finanziare alcuni progetti di sostegno a favore di scuole brasiliane che l’associazione ha già avviato da qualche anno.

Una serata da trascorrere tra divertimento e buona musica e soprattutto come gesto concreto di solidarietà. Il ricavato sarà infatti devoluto a:

- Escola NOSSA CASA di Criciùma - Santa Catarina
- Centro de Assistencia Social "Paulina Maria de Macedo" di Painel - Santa Catarina
- Centro de Atendimento e Educação Especial di Tremembè - Sao Paulo.

Tra gli ospiti della serata il MAGO ELITE con lo spettacolo C'EST MAGIQUE. Lo show è un originale mix di magia, cabaret, musica e teatro, per un artista un po' mago, un po' comico, un po' cantante ...insomma, un prestigiATTORE! Elite si presenta in modo informale, offrendosi come "la parodia" di un mago ( www.magoelite.it ).

Ottima musica poi con la partecipazione straordinaria del pianista ANDREA PAGANI che sarà accompagnato da ZE CARIOCA alla chitarra e da FLAVINHO VARGAS alle percussioni in un trio dal nome eloquente “IL TRIO DE JANEIRO”. Gruppo attivo da molti anni in Italia, si è esibito in numerosi locali, festival e manifestazioni. Il repertorio del trio è un mix di musica brasiliana, principalmente Bossa Nova e composizioni di Antonio Carlos Jobim, passando anche per la musica popolare (Axé, Samba, Forrò) e composizioni di altri celebri autori tra i quali Javan, Caetano Veloso e Chico Buarque De Hollanda ( www.andreapagani.it ).

Inoltre ci sarà l’esibizione della scuola di Ballo Olimpus Dance e tante sorprese nel corso della serata che sarà condotta da Pio Cisternino e Luisa Tucciariello con la direzione artistica di Gennaro Tedesco.



TERRE SENZA CONFINI
Il Presidente
Matteo Ciavarella



Per Informazioni
348.24.10.293 - terresenzaconfini@gmail.com

venerdì, agosto 03, 2007

Nei disegni dei bimbni del Darfur

Nei disegni dei bimbni del Darfur
le prove dell'orrore del genocidio

Al tribunale speciale 500 testimonianze "visive" di piccoli sopravvissuti
Arriveranno alla Corte penale internazionale dai campi profughi del Ciad


Una ricostruzione quasi fotografica dei massacri visti da occhi incolpevoli"
Servono a smentire la tesi del governo sudanese che nega ogni responsabilità


Bombe contro i civili, fosse comuni, decapitazioni, villaggi incendiati o distrutti, i sudanesi che attaccano con tank ed elicotteri e la popolazione che si difende con le frecce. Questo hanno visto i bambini del Darfur, e questo hanno raccontato in 500 disegni quelli tra loro che sono riusciti a fuggire e a trovare rifugio nei campi profughi del Ciad.

Adesso questi disegni saranno consegnati alla Corte penale internazionale che accusa il ministro degli Affari umanitari sudanese, Ahmed Muhammed Harun, e uno dei leader delle milizie janjaweed, Ali Mohammed Ali Abd-al-Rahman, di crimini di guerra.

Dai fogli e dalle matite colorate distribuiti ai bambini per distrarli mentre le loro madri venivano intervistate sulle atrocità che avevano visto durante la guerra è emersa una "prova", tanto involontaria quanto significativa del genocidio. Almeno questa è la speranza della organizzazione non governativa Waging peace che ha raccolto i disegni dei piccoli e li consegnerà alla Corte. "I bambini hanno fornito una registrazione fotografica", ha detto Rebecca Tinsley, direttore dell'organizzazione. "Quanto emerge dalle immagini supporta quello che sappiamo che sta accadendo in Darfur e contraddice quello che afferma il governo sudanese".

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/darfur-disegni/1.html

Da repubblica.it

giovedì, luglio 12, 2007

NON DIMENTICHIAMO!!!

SEMPRE PIù CONVINTI DI PARTECIPARE AL V-DAY

L'Italia sta diventando sempre più uno Stato dittatoriale, dove la libertà di parola e di pensiero vanno sempre più a farsi fottere!!!

BLOG PIERO RICCA BLOCCATO
Milano, 10 luglio 2007

IL BLOG DI PIERO RICCA BLOCCATO DALLA FINANZA
SU QUERELA DI EMILIO FEDE


di Piero Ricca

Emilio Fede mi ha querelato e la finanza ha cambiato le chiavi di accesso al mio blog, impedendomi di pubblicare nuovi articoli.

Il blog mi è stato chiuso su richiesta del pubblico ministero romano Giuseppe Saieva, con atto del gip Cecilia Demma. Il "sequestro preventivo" mi è stato notificato alle 14,00 di oggi 10 luglio da due agenti del "nucleo speciale contro le frodi telematiche" della guardia di finanza, venuti appositamente dalla capitale. Il sequestro proviene da una querela per diffamazione presentata da Emilio Fede nei miei confronti per la contestazione al circolo della stampa di Milano del 16 aprile 2007.

In esecuzione del medesimo provvedimento è stato cancellato dal blog un mio articolo relativo alla vicenda Fede e i commenti a margine dei lettori. Per motivi tecnici non è stato possibile, come pure era stato richiesto dall'autorità giudiziaria, togliere il video da youtube. Non si è arrivati all'oscuramento totale del blog, che pure era stato prospettato nel decreto di sequestro preventivo, solo perché gli agenti della finanza hanno adottato la soluzione di modificare la mia password di amministratore di www.pieroricca.org, previa missione mattutina a Sarzana (La Spezia), sede legale della società di gestione del blog.

Naturalmente farò immediata richiesta di dissequestro.

E mi riservo di querelare a mia volta il signor Fede. Ricordo infatti che la contestazione ebbe come antefatto una mia domanda (sul caso Europa 7 e le frequenze abusivamente occupate da Rete 4), alla quale il direttore del tg4 rispose dandomi dell' "imbecille". Per non parlare dello sputo che mi indirizzò nell'androne del circolo della stampa, come testimonia il video reperibile all'indirizzo

http://www.youtube.co...

Con il querelante ci confronteremo dunque in tribunale, magari davanti a qualcuno dei magistrati diffamati e spiati negli anni del governo del suo adorato datore di lavoro.

Sarò lieto di farmi processare un'altra volta per aver espresso opinioni condivise dalle persone che stimo.

Nel frattempo non smetterò di interpellare e criticare i personaggi pubblici che non stimo, esercitando il mio diritto-dovere di dissenso.

Nessuno riuscirà a sequestrare la libertà di espressione, mia e degli amici del gruppo Qui Milano Libera e del blog: questo è certo.

Ringrazio fin d'ora chi vorrà far circolare questo comunicato.


PER NON DIMENTICARE, RICORDIAMO DA COSA E' SCATURITA LA CACCIATA DI LUTTAZZI DALLA RAI ( ringraziamo l'anonimo che ha pubblicato la notizia sul guestbook del sito www.sangiovannirotondonet.it ).

Intervista a Marco Travaglio
Testo integrale dell'intervista rilasciata a Daniele Luttazzi nella puntata di Satyricon del 14 marzo 2001


D> Buonasera Marco e benvenuto.
M> Buonasera

D> Ho letto questo libro d'un fiato, è veramente molto interessante, l'hai scritto con Elio Veltri, che è membro della commissione antimafia e giustizia, Origine e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi. Questa in effetti è una cosa che, non so gli altri italiani, non so i giornalisti italiani che non ne parlano mai evidentemente, ma io mi sono sempre interrogato su questo mistero. Innanzitutto vorrei fare una premessa, perché in genere poi mi accusano sempre di essere fazioso o cose di questo genere: tu scrivi per Repubblica, per l'Espresso, per MicroMega eccetera, sei di sinistra?
M> No.

D> Non sei di sinistra, oh, meno male, meno male, quindi possiamo parlare tranquillamente.
M> Diciamo che ho trovato asilo in questo gruppo, ma io ho lavorato con Montanelli finché Montanelli ha potuto lavorare in giornali liberi, quando glieli hanno chiusi o lo hanno messo in condizione di andarsene non ha potuto più dirigerli e quindi sono felice di aver trovato asilo in un giornale altrettanto libero.

D> Quindi il tuo maestro è Montanelli.
M> Sì.

D> Montanelli il quale ha dichiarato recentemente "Berlusconi è il macigno che paralizza la vita ploitica italiana"
M> Lo chiama "il piazzista di Arcore" quando è in pubblico, in privato...

D> Peggio? Ah, okay, va be', non vogliamo saperlo perché poi non vogliamo finire in tribunale. Ehm, tu hai anche uno stipendio pignorato, mi sembra di ricordare.
M> Si, dall'onorevole Previti.

D> Per quale motivo?
M> Ogni mese mi leva un quinto del mio stipendio. Ora, essere pignorati è già abbastanza seccante ma devo dire che essere pignorati da Previti è proprio il massimo della vita.

D> Tu lavori per Previti?
M> Anche.

D> (risata)
M> Per aver scritto una cosa vera e purtroppo non sono riuscito a convivcere il tribunale di Roma, e quindi spero nell`appello, spero di vincere in appello.

D> In bocca al lupo.
M> Così dovrà restituirmeli con gli interessi, sarà divertentissimo.

D> Sarà divertentissimo. Be', facci sapere. Io ho letto questo libro. Alle prime due pagine ho detto: ok, qui saltiamo per aria tutti quanti, perché ci sono delle cose veramente sconvolgenti. Io mi rifarei proprio dall'inizio: "Cavaliere da dove ha preso i soldi", no? Inanzitutto, in questo libro si parla di teoremi? Cioè, sono teoremi delle toghe rosse o sono fatti?
M> In questo libro si parla di documenti: ci sono dei documenti che andrebbero spiegati, se in Italia le interviste contemplassero delle domande: il problema è che in Italia abbiamo inventato questo genere letterario dell'intervista senza domanda, almeno quando il politico è l'ospite. E quindi nessuno lo chiede ma è una domanda legittima. Qui c'è un dirigente della Banca d'Italia che viene incaricato dalla Procura di Palermo di fare un perizia...

D> Giuffrida?
M> ... esatto, il dottor Giuffrida, tuttora al suo posto nonostante abbia subito alcune minacce pubbliche, il quale ha studiato i finanziamenti che negli anni 70 e 80 arrivavano alle 22 anzi 34 holding che compongono la Fininvest...

D> Erano 22 e ora sono 34, ho appreso da questo libro.
M> Ma perché inizialmente si pensava a 22, poi andando a cercare se ne sono scoperte anche 34 ...

D> Cosa sono queste "holding"
M> Be', diciamo, sono de contenitori di denaro, denaro che passa tra l'una e l'altra in un complicatissimo sistema di scatole cinesi e molto spesso non si capisce poi alla fine da dove è partito. Infatti, questo tecnico di Banca d'Italia che, diciamo, non è uno stalinista, è un'espressione del capitalismo, ha cercato di capire da dove arrivassero questi soldi, perché ci sono 115 miliardi in 7 anni che arrivano in contanti.

D> 115 miliardi dell'epoca, che sarebbero?
M> Sarebbero sui 500 di oggi. Arrivano in contanti: immagino in dei valigioni, in tir, non so come li si trasporti.

D> Da dove provenivano questi soldi?
M> Ehm, alla fine il dottor Giuffrida si arrende, alza le mani e dice "provenienza sconosciuta"; e quindi bisogna conoscerla, io credo che un uomo pubblico dovrebbe spiegarci che ci fossero dei benefattori che continuavano a donare questi soldi in contanti, ma bisognerebbe saperlo chi sono.

D> Ma i soldi che passano da una holding all'altra e eccetera non lasciano delle tracce, non è possibile risalire all'indietro come Pollcicno e arrivare fino all'origine?
M> No, il sistema francovaluta, si chiama così non sto a spiegarlo perché è complicatissimo, faceva in modo che il punto di partenza fosse inidentificabile. Tutto ciò poi era ancora complicato da alcune amenità: il dottor Giuffrida, assieme agli uomini della DIA, quando è andato a ritroso alla ricerca di questi finanziamenti, è andato a cercare la documentazione presso banche, e presso queste banche alcune società non risultavano nemmeno essere mai esistite, poi si è scoperto perché: erano state per errore classificate come negozi di parrucchiera e estetista. Ora, l'idea che Berlusconi tra tutto quello che ha abbia anche delle società di parrucchiere e estetista era veramente troppo, infatti lì è stato detto "oops, ci siamo sbagliati", non erano parrucchieri ed estetisti, erano società finanziarie.

D> Che banche erano queste banche?
M> Mah, una, la più famosa, è la Banca Rasini, quella dove lavorava il padre del Cavalier Silvio Berlusconi: credo che cominciò da impiegato e poi diventò, se non ricordo male, direttore generale. Ed era una delle banche che è indicata dai giudici di Palermo come quelle utilizzate per il riciclaggio del denaro della mafia.

D> Noi siamo morti in questo momento, vuoi dirmi?
M> Quante querele vuoi prenderti? Sennò smettiamo.

D> Mah, il libro è interessantissimo, è meraviglioso: tu hai avuto minacce dalla pubblicazione di questo libro?
M> Non ancora.

D> Ok, perfetto, poi fammi sapere.
M> Ho saputo alla libreria di Fiumicino, che un omino di bassa statura...

D> ... solerte ...
M> ... era passato a comprare tutte le copie che c'erano.

D> Stampatene di più, no? Così loro le prendono e voi guadagnate.
M> Infatti, noi ristampiamo, loro ricomprano e vediamo chi si stanca per primo.

D> E' stupendo. Una cosa su cui mi sono sempre interrogato è questa: c'erano alcune società che voi chiamate nel vostro libro "siringhe monouso", tipo la Palina eccetera, fanno una sola operazione. perché? Cioè, partono dei soldi dalla Palina, holding uno, due, tre, ta-ta-ta-ta e poi ritornano alla Palina: perché?
M> E poi ritornano all'origine: questa è una delle cose più incomprensibili che si sia trovato ad affromntare questo povero tecnico.

D> Erano dei giroconti fittizi?
M> Sono delle cose che nemmeno un tecnico di alto livello come questo riesce a spiegare, per cui alla fine si arrende: la procura di Palermo convocherà, anzi, credo che abbia già convocato ma la cosa slitterà a dopo le elezioni, il Cavalier Berlusconi perché può darsi che tutto ciò sia assolutamente lecito, l'importante è spiegarlo. Bisognerà spiegarlo...


D> Facciamo un appello, no? Bisognerà spiegarlo. Voi parlate di due fasi dell'impero Fininvest: una prima fase dagli anni 70 fino all'83, è la fase che abbiamo appena descritto, mi pare di capire, dove piovono miliardi non si sa da dove, e una seconda parte, invece, diciamo il CAF, tangentopoli, fino alla legge Mammì...
M> è la fase Craxi, quando Craxi era presidente del Consiglio.

D> Esatto. Qui però dite una cosa interessante e che io non sapevo, e cioè che Craxi ha partecipato alla fondazione di Forza Italia.
M> Ah, quello è un altro documento straordinario, secondo me: c'e un piccolo democristiano milanese che si chiama Ezio Cartotto, che viene ingaggiato da Marcello Dell'Utri...

D> Chi è Marcello Dell'Utri?
M> Marcello Dell'Utri è il braccio destro di Silvio Berlusconi, palermitano, l'uomo che nel 1974 quando Berlusconi ha bisogno di uno stalliere va a Palermo, prende un boss mafioso glielo porta a Milano e glielo mette in Villa per un anno e mezzo: si chiamava Mangano questo boss, è stato poi processato al maxiprocesso di Falcone e Borsellino e poi è stato condannato all'ergastolo per traffico di droga, mafia e omicidio, ed era in rapporto con Dell'Utri fino almeno al '93-'94. Chiusa la parentesi. Stavamo dicendo?

D> Hai fatto una parentesi da niente...ci bevo un attimo su? Non so voi ma io sto abbastanza tremando, ma ok. (si sente un tonfo da ditro le quinte) Un attentato, sventato per fortuna: state fermi e non saltate sulle sedie, nessuno si muova. (applauso)
M> Allora: Dell'Utri ingaggia questo democristiano lombardo perché dice" qui bisogna fare un partito, il Cavaliere dice che i nostri referenti politici stanno malmessi con Mani Pulite e quindi"...

D> Siamo nel 91-92?
M> Siamo nel '92, subito dopo l'arresto di Mario Chiesa e i primi indagati, i primissimi piccoli indagati milanesi, nemmeno Craxi: Craxi poi sarà a dicembre. Lo chiude in un ufficio di Publitalia, gli dice di non dire niente perché della cosa sa soltanto lui e il Cavaliere, nemmeno Confalonieri perché era contrario a questo progetto di entrare in politica.

D> Fedele è simpatico, eh?
M> Bè, si, diceva delle cose che dette oggi sembra Stalin, invece era Confalonieri: diceva "è impensabile che noi senza vendere le televisioni andiamo in politica"; cercava di convincere Berlusconi: infatti all'inizio lo tennero all'oscuro, così racconta Cartotto. Allora, questo ufficio di Publitalia comincia a lavorare alla fondazione del partito, che poi verrà reso noto agli Italiani un anno e mezzo dopo: nessuno lo sa. E questo Cartotto racconta delle cose secondo me strepitose: voglio citare perché qui bisogna essere esattissimi, le querele volano come... e noi non le vogliamo prendere le querele...

D> Non so tu, io no di certo. Credo che sia il male minore la querela a questo punto.
M> Allora, Cartotto racconta il movente della nascita di Forza Italia: "Berlusconi, in una convention di quadri della Fininvest tenuta a Montecarlo, tenne un discorso che posso definire di attacco, dicendo specificamente: i nostri amici che ci aiutavano, Craxi & c., contano sempre di meno, i nostri nemici contano sempre di più, dobbiamo prepararci aqualsiasi evenienza per combatterli" . Ma racconta un'altra cosa secondo me strepitosa, e cioè che nel 1992-93, quando Caselli non era nemmeno procuratore di Palermo, quando nessuno si sognava di ipotizzre alcunchè di rapporti tra mafia e Fininvest, Berlusconi, secondo Cartotto, si aggirava per le sue aziende dicendo "se non andiamo in politica ci accuseranno di essere mafiosi". Ora, a me francamente non è mai capitatodi temere di essere accusato di essere mafioso. A te non credo.

D> Non credo, no.
M> "Berlusconi, racconta Cartotto, temeva che entrando in politica potessero essergli rivolte accuse di contiguità con la associazione mafiosa. Per la verità Cartotto ad un'intervista al Corriere dirà poi che Berlusconi diceva queste testuali parole: mi faranno di tutto, andranno a frugare tutte le carte, diranno che sono un mafioso.

D> Ma perché? Strano, no?
M> Poi aggiunge Cartotto che nel 1994,quando vennero fuori le prime voci su queste liesons dangereuses, per usare un termine raffinato, dice: "ricordo che Berlusconi mise sotto accusa Dell'Utri specificando che nei sondaggi Forza Italia stava scendendo proprio per questo problema dei suoi rapporti con la mafia; ricordo che la reazione di Dell'Utri mi sorprese alquanto, quando mi disse testualmente: Silvio non capisce che dovrebbe ringraziarmi perché se dovessi aprire bocca io, puntini puntini.

D> Queste sono dichiarazioni di Cartotto. Rese dove?
M> Queste sono dichiarazioni di Cartotto alle procure di Caltanissetta e Palermo che indagano sui mandanti a volto coperto delle stragi del 1992 e 93.

D> Cosa c'entrano?
M> Eh, cosa c'entrano. Quante querele vuoi beccarti? Allora...

D> No, stiamo cercando di capire, stai tirando fuori delle cose che non stanno nè in cielo nè in terra, non è una logica normale, credo, no? Non essere così soddisfatto, è una cosa tremenda, oh, mamma mia.
M> No, sarà che le conosco e quindi do un po' meno peso. C'è un atto assolutamente pubblico, la requisitoria del pubblico ministero Luca Tescaroli al processo di appello per la strage di Capaci dove sono stati condannati tutti i boss di Cosa Nostra, da Riina in giù, per avere ordinato e realizzato la strage che ha visto la moste di Falcone, della moglie, degli uomini della scorta; in questo processo di appello Tescaroli fa un accenno ad un'altra indagine che è in corso alla procura di Caltanissetta, e che riguarda i mandanti avolto coperto, cioè coloro che avrebbero diciamo suggerito se non altro la tempistica per quelle due stagi in sequenza che erano Capaci e poi via D'Amelio: voi ricorderete che in quei 50 giorni saltarono in aria i due giudici più famosi d'Italia, a Palermo, cioè Falcone e Borsellino: intere autostrade sventrate, cioè una cosa mai vista; forse in Colombia. E questo pubblico ministero nella requisitoria ha sostenuto, ha ricordato, le parole di alcuni collaboratori di giustizia i quali sostengono che Totò Riina, prima di mettere a punto queste stragi, aveva incontrato alcune persone importanti, come le chiamava lui, e questi pentiti riferiscono che erano Berlusconi e dell'Utri. Naturalmente tutto ciò è una requisitoria, èun documento pubblico, è una cosa che è stata letta in udienza e noi l'abbiamo pubblicata, non è una sentenza, ci mancherebbe altro, è semplicemente uno spunto di indagine, indagine che mentre Tescaroli parlava era in corso: e altre indagini ci sono sulle stragi del 3, perché voi ricorderete che nel 93 ci fu quella replica, quando la mafia stranamente cominciò ad occuparsi del patrimonio artistico: cioè, la mafia uscì dal territorio siciliano e cominciò a mettre bombe agli Uffizi, a via Palestro a Milano e qui a Roma, a San giovanni in Laterano, per non parlare dell'attentato a Maurizio Costanzo, che è un altro caso clamoroso: è molto interessante, soltanto a livello cronologico, leggere quello che racconta Cartotto, e cioè che Maurizio Costanzo era uno, all'interno della Fininvest, ferocemente contrario alla nascita del partito della Finivest, cioè alla scesa in campo della Fininvest in politica. Insomma, è un bel quadretto.

D> Bè, direi, rivelazioni esplosive.
M> Sai qual è il brutto, o il bello? Che non sono rivelazioni, cioè non sono cose che io sono andato atrovare e che nessuno poteva trovare. Sono cose che sono state dette in un'aula di tribunale.

D> Be', nessuno le riferisce perché ancora devono essere dimostrate.
M> Si, ma quando un pubblico ministero dice una cosa se ne dovrebbe parlare.

D> Non se ne parla?
M> Non se ne parla molto.

D> C'è una specie di consegna del silenzio?
M> Un pochino, forse.

D> Forse stanno aspettando.
M> Forse stanno aspettando.

D> E Craxi cosa c'entra? perché tutto è partito da Craxi.
M> Si: Cartotto racconta che in queste riunioni ad Arcore nelle quali si decideva la nascita di Forza Italia, a un paio di queste riunioni partecipò Bettino Craxi, poco prima di volare ad Hamamet, cioè prima di perdere l'immunità parlamentare e di volare, un giorno prima, ad Hamamet per sottrarsi all'arresto.

D> Quindi quello che sostenete voi in questo libro è che, da certi riscontri, deposizioni, ecc. ecc., la nascita del partito è dovuta al fatto che mancavano i referenti politici ad un certo punto quindi han detto: ok, dobbiamo farci le cose da soli. Giusto?
M> Questo racconta l'unico testimone che ha parlato di quel periodo, cioè questo Cartotto, che non è un pentito di mafia, non è un delinquente...

D> E dove si trova adesso questo Cartotto?
M> Credo che stia appena fuori Milano. Viene chiamato spesso a testimoniare in vari processi, quelli di Dell'Utri, quelli di Berlusconi...

D> C'è un altro capitolo che secondo me è molto interessante, ed è quello sulla legge Tremonti: Tremonti è nella cronaca di questa settimana perché ha dato del gangster al ministro Visco ecc. ecc.: ho letto però una cosa interessantissima su questa legge Tremonti in realtà.
M> La legge Tremonti è una legge che, detta in soldoni, rilascia delle agevolazioni fiscali alle imprese che reinvestono gli utili. E quindi è una legge neutra. Senonchè un giorno una certa azienda, che si chiama Mediaset, compra dei film, e comprati quei film chiede al governo se può beneficiare dei vantaggi della legge Tremonti. Il governo le risponde si, puoi beneficiare di questi vantaggi. E questi vantaggi, quantificati, sono 243 mliardi. Il problema qual è: io non so se la Mediaset avesse o non avesse il diritto ad accedere a questi vantaggi: c'è chi sostiene di no perche i film acquistati non sono beni materiali e la legge Tremonti si occupava soltanto di beni materiali; ma diciamo che fosse tutto di loro diritto: il problema è che a beneficiare di questa legge è colui che l'ha fatta, e cioè il Cavalier Silvio Berlusconi con una mano è presidente del Consiglio e con l'altra è padrone della Mediaset e si interpella da solo chiedendo: "scusa, puoi tu usufruire di questa legge? Si che puoi." . E alla fine ci guadagna 250 miliardi.

D> Ma come. Ogni volta che gli rinfacciano il conflitto di interessi lui dice sempre: "No no no, perché poi io lo risolverò molto tranquillamente: quando parleremo di cose che mi riguardano io mi alzo e me ne esco". No?
M> Si, bè, non dovrebbe mai mettere piede, avremmo un governo vacante, in esilio.

D> Si, perché io ho elencato le cose di cui si occupa: editoria, telecomunicazioni, telefoni cellulari, assicurazioni, grandi distribuzioni, cinema, audiovisivi, affari immobiliari, sport. Tutto.
M> E negozi di parrucchieri ed estetisti.

D> I negozi di parrucchieri, hai ragione. Dunque: riassumiamo un pochettino il percorso di questo libro: c'è dentro un'intervista anche a Borsellino che è incredibile.
M> C'è un'intervista agghiacciante a Paolo Borsellino: è una rarità questa intervista, perché la Rai l'ha potuta trasmettere soltanto nottetempo...

D> Perché l'ha potuta trasmettere? In che senso?
M> La Rai ce l'aveva, ma Roberto Morione, direttore di Rai News 24, ha fatto il giro delle sette chiese per offrirla a tutti quelli che hanno i programmi in prima serata, ai telegiornali, e tutti gli hanno detto che non gli interessava perché era roba vecchia: in realtà questo è l'ultimo documento filmato di Paolo Borsellino prima che salti in aria. è stata fatta il 21 maggio del 92, due giorni dopo salta in aria Falcone, 50 giorni dopo salta in aria Borsellino.

D> Cosa c'era di così drammatico in questa intervista?
M> Bè, è un'intervista abbastanza agghiacciante, per chi la vede soprattutto col senno di poi, cioè la vede come il testamento spirituale. Borsellino dice alcune cose: a) che la procura di Palermo in quel momento sta indagando sui rapporti tra Berlusconi, Dell'Utri e Mangano; e poi dice un'altra cosa: dice che in una intercettazione del 1981 tra Mangano e Dell'Utri, Mangano sta contrattando con Dell'Utri a proposito di un cavallo. E Borsellino dice che "nel maxiprocesso noi abbiamo appurato che Mangano quando parla di cavalli intende partite di droga". Quando poi il giornalista, che è un francese, quindi fa domande, gli dice " se ricordo bene nell'inchiesta c'è un'intercettazone fra Mangano e Dell'Utri in cui si parla di cavalli". Borsellino, che evidentemente è un fine umorista, risponde "bè, nella conversazione nel maxiprocesso, se non piglio errore, si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo.Quindi non credo che potesse trattarsi effettivanente di cavalli: se qualcuno mi deve recapitare due cavalli me li recapita all'ippodromo oppure al maneggio, non certamente dentro a un albergo". Allora, voi immaginate un'intervista di questo genere rilasciata oggi da Borsellino vivo, che cosa si direbbe di Borsellino, che è una toga rossa, che è arrivata la cavalleria comunista, che non a caso è un complotto politico, la giustizia a orologeria. Il problema è che pare che Paolo Borsellino votasse Movimento Sociale; cioè appartenevaa quella tradizione della destra, la nobile tradizione della destra legalitaria, che in Sicilia faceva fronte contro la mafia. Per cui, andava perfettamente daccordo con suoi colleghi che erano di sinistra. Immaginatevi se un uomo come Borsellino fosse sopravvissuto e avesse rilasciato oggi questa intervista dove sarebbe già finito, come minimo davanti al CSM, come minimo. Il fatto che in questo paese un'intervista del genere non trovi un programma che la trasmetta in prima serata ma debba andare di notte è abbastanza significativo.

D> E che fine ha fatto questa bobina poi?
M> La bobina c'è, è stata acquisita agli atti della procura di Caltanissetta che indaga sulle stragi , perché è molto interessante sapere di che cosa si stava occupando la magistratura palermitana nel momento in cui saltavano in aria i suoi due maggiori esponenti. O no? E quindi èstata acquisita. è molto istruttiva, secondo me, andrebbe discussa, ci vorrebbero delle risposte.

D> Io ho invitato il Cavalier Berlusconi qua ma non viene. Più di così non so cosa posso fare.
M> Strano.

D> In realtà in un qualunque altro paese europeo o del mondo anche un ventesimo di queste piccole rivelazioni scatenerebbero il terremoto politico. Qua invece non capita nulla.
M> Oggi è venuto ad interessarsi di questo libro e a farmi una piccola intervista un giornalista del Financial Times, il quale mi raccontava dell'avventura di un dirigente molto promettente del partito conservatore britannico, mi ha lasciato anche un appunto con il nome e quindi voglio essere preciso: si chiama Jonathan Atkin, il quale un giorno, convocato ad un processo che riguardava chi avesse pagato il conto di albergo da 3 milioni di lire a sua figlia ha mentito, cioè ha detto una cosa invece di un'altra, ed è stato immediatamente impacchettato e portato in carcere, un ex ministro nonchè parlamentare conservatore, è rimasto in carcere 6 mesi ed è uscito l'altro giorno. Ha ovviamente la carriera politica finita, ma aveva mentito su un conto di 3 milioni della figlia. Io non oso immaginare quanta gente ci sarebbe nel Parlamento Italiano se vigessero le stesse leggi, probabilmente sarebbe semideserto.

D> Io mi chiedo, caro Marco, in che paese viviamo. Comunque volevo ringraziarti perché tu, facendo questo libro, dimostri di essere un uomo libero, e non è facile trovare uomini liberi in quest'Italia di merda.
M> Ti ringrazio molto. Mi veniva in mente una cosa: quel governatore della Pensylvania che un giorno si presentò in televisione e si infilò la canna di una pistola in bocca e si sparò: credo che tu stasera, più o meno...

D> No, no, non lo farei mai.
M> Avresti fatto molto prima.



PARTECIPA AL V-DAY di BEPPE GRILLO

venerdì, giugno 29, 2007

IL VAFFANCULO DEY

Parlamento europeo e V-Day

Dal Blog di Beppe Grillo


In preparazione del Vaffanculo Day, o V-day, sono andato al Parlamento europeo per spiegare la palude in cui si trova l'Italia e cercare qualche consenso. La sala era piena, nessuno sapeva niente. Mi hanno preso per un marziano, non credevano a quello che dicevo. Ho dato un saggio di populismo europeo. Oggi pubblico un breve filmato da Bruxelles. Domani un video riassuntivo insieme a quello integrale.Ecco un estratto del mio intervento."Putin ci ha ricordato, dopo gli omicidi di giornalisti e oppositori del suo Governo, e qualche flebile denuncia del nostro Governo, che l’Italia è il Paese della mafia. Io, su questo punto, sono parzialmente d’accordo. La mafia, in realtà le mafie, ognuna con una sua identità regionale, sono un problema minore nel mio Paese.Il problema vero è il Parlamento italiano che contiene un numero di individui giudicati in primo e secondo grado, una settantina, e 25 condannati in via definitiva, da far impallidire Al Capone e Don Corleone insieme.Putin, se mi ascoltasse, potrebbe obiettare che sono state le mafie a farli eleggere o il voto di cittadini favoriti e collusi con la criminalità organizzata. Niente di tutto questo. Forse la stampa internazionale non lo sa ancora, ma due anni fa in Italia c’è stato un colpo di Stato. La legge elettorale è stata cambiata per impedire ai cittadini di votare il loro candidato. I partiti, non più di dodici persone, hanno deciso chi doveva fare il deputato o il senatore. La legge fu voluta da Berlusconi, l’opposizione si oppose poi, quando andò al Governo, Prodi la confermò. E’ meglio, molto meglio, per i partiti far eleggere dei loro impiegati che avere in Parlamento dei rappresentanti dei cittadini. Meglio pregiudicati che liberi.Putin ci ha sottovalutato, le mafie in Italia contano meno dei partiti e sono più oneste, non dicono di essere democratiche e dalla parte dei cittadini.L’Italia è una nazione con un Parlamento non eletto dai cittadini, simile più a un istituto di pena che a un luogo in cui si dovrebbero decidere le sorti della Nazione.Il mio è un appello per restituire la libertà di voto e di informazione all’Italia.L’otto settembre organizzerò in ogni città d’Italia una manifestazione, l’ho chiamata Vaffanculo day. Una via di mezzo tra il D-day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta.Quel giorno gli italiani dovranno riprendere in mano il loro Paese distrutto da decenni di partitocrazia, di massoneria piduista, di intrecci tra banche e mafia, di ingerenze del Vaticano nella cosa pubblica, dalla informazione di Stato e di Berlusconi, dai conflitti di interesse.La Borsa di Londra e quella italiana dovrebbero fondersi. Vorrei chiedere agli inglesi: ma siete sicuri? Volete associarvi al più grande conflitto di interessi europeo. In cui il punto di riferimento è il noto pregiudicato Cesare Geronzi, coinvolto in quasi tutti gli scandali finanziari d’Italia e condannato per bancarotta? La Borsa Italiana va chiusa, non deve infettare anche il resto d’Europa. E’ un luogo in cui Unicredit-Capitalia ha la maggioranza relativa di Mediobanca che ha la maggioranza relativa di Generali che è uno dei principali azionisti di IntesaSanpaolo, il suo maggiore concorrente. E’ il luogo in cui uno come Tronchetti si fa passare da industriale distruggendo il valore di Telecom e di Pirelli insieme con lo 0,11 di capitale azionario di Telecom.L’Italia è il Paese di Valentino Rossi e del maggior numero di morti per incidenti stradali. Il Paese del sole senza impianti di energia solare. Il Paese dell’arte con discariche e inceneritori e rigassificatori come nessuno in Europa. Il Paese del Diritto Romano con 350.000 leggi inapplicabili e in conflitto tra loro. La libertà di stampa, quella poca che ci è rimasta, è in pericolo. Il Parlamento voterà a luglio al Senato una legge per impedire che siano rese pubbliche le intercettazioni disposte dalla magistratura che riguardano i politici.Ragazzi, se l’otto settembre, non ce la faccio, chiederò il diritto di asilo."
Partecipa al Vaffanculo Dey
http://www.beppegrillo.it/vaffanculoday/

Guarda il video:
http://it.youtube.com/watch?v=hxv6p5wrBqk

lunedì, giugno 25, 2007

Il picco di produzione del petrolio

Cercherò di spiegarvi con termini molto semplici questo argomento, sottolineando la criticità che caratterizza questo fenomeno per il momento storico in cui viviamo. Con il termine picco di produzione massima del petrolio si vuole individuare un’epoca temporale nella storia della civiltà umana in cui il quantitativo di greggio complessivamente estratto in tutto il pianeta inizia progressivamente a diminuire, lentamente anno dopo anno. Questo significa che se oggi vengono estratti in tutto il mondo 80 milioni di barili al giorno, tra due anni se ne potranno estrarre solo 78, tra quattro anni solo 75, tra dieci anni solo 70, tra quindici anni solo 60, e così via, presumibilmente per altri 40/45 anni.
Il motivo di questa contrazione è dovuto naturalmente a cause geofisiche, infatti man mano che il greggio viene estratto da ogni giacimento, si assiste ad una diminuzione della pressione interna e ad un graduale esaurimento delle riserve stratificate di petrolio, in proporzione alla sua fluidità. Per prime vengono estratte le parti più fluide e più leggere e successivamente quelle più viscose e pesanti. In termini industriali perciò, dalla scoperta di un giacimento di petrolio, si assiste ad una esponenziale crescita nel tempo dei volumi di estrazione sino ad un momento in cui questo trend, prima si arresta dopo aver realizzato un massimo (un cosi detto picco), e lentamente inverte la sua dinamica andando ad assottigliare nei periodi temporali seguenti i volumi di estrazione.
Questo fenomeno è stato descritto ed analizzato ancora agli inizi degli anni 50 dall’emerito Prof. Marion King Hubbert, forse il più fenomenale geofisico incompreso esistito su questo pianeta. Il Prof. Hubbert, scomparso nel lontano 1989, fu il direttore delle Ricerche per la Shell in Texas durante gli anni cinquanta ed anche un prestigioso docente presso le migliori università statunitensi: la Columbia University , Stanford University, Johns Hopkins University ed il MIT. Si distinse nel mondo accademico per una sua personale teoria geofisica riguardante lo sfruttamento delle risorse di un giacimento, teoria che venne condensata attraverso una rappresentazione grafica denominata Curva di Hubbert.
Innanzitutto stabilì che la produzione di greggio da un giacimento non rispecchia questo tipico schema di sviluppo: scoperta del giacimento, crescita dei volumi di estrazione sino ad un determinato livello di stabilità, mantenimento dei livelli di stabilità per un lungo periodo e successivamente improvvisa riduzione a zero in seguito alla fine di tutto il petrolio. Se ci pensate un attimo questo è nell’immaginario collettivo, si pensa che si continuerà ad estrarre petrolio sino a quando ce ne sarà sul fondo. Assolutamente nulla di tutto questo. In base agli studi di Hubbert, la produzione di greggio tende piuttosto a seguire una curva a campana: ogni giacimento petrolifero, pertanto, è caratterizzato da una curva produttiva ascendente, destinata a realizzare un picco, infine un arco produttivo discendente quando la pressione interna cala.
Facciamo un esempio concreto: il primo pozzo che perfora un giacimento è in grado di estrarre solo una quantità limitata di oro nero, tuttavia aumentando il numero dei pozzi si può progressivamente aumentare la produzione nel complesso. In un primo tempo quindi la produzione aumenta rapidamente in quanto si riesce ad avere accesso al petrolio di prima superficie. Barile dopo barile invece, si rivela sempre più difficile arrivare al greggio che rimane: la produzione inizia a diminuire, anche se si continuano a trivellare nuovi pozzi. Il picco di produzione si manifesta quando sarà stata estratta quasi la prima metà di ogni giacimento. Alla fine risulterà fisicamente impossibile ed economicamente non conveniente riuscire ad estrarre anche l’ultimo barile.
Hubbert, pertanto, immaginò che come ogni giacimento, anche ogni area petrolifera e di conseguenza ogni nazione dovessero seguire lo stesso tipo di curva a campana, e quindi essere soggette al raggiungimento di un picco di produzione nazionale. Nel 1956, in seguito ad analisi personali sul tasso di crescita degli USA dal 1850 al 1950, il Prof. Hubbert, sulla base di quanto descritto sopra, allertò le comunità finanziarie ed i mercati petroliferi che, molto prima di quello che si sarebbe potuto immaginare, gli Stati Uniti d’America avrebbero raggiunto il loro picco di produzione petrolifera, e perciò in seguito sarebbero statti costretti a rifornirsi altrove di greggio. Nel dettaglio Hubbert individuava tra il 1971/1973 il periodo temporale nel futuro in cui gli USA avrebbero iniziato a diminuire progressivamente i loro volumi di estrazione.
Il povero Hubbert venne mediaticamente deriso e bannato come un profeta di sventura o un uccello del malaugurio Occorre a questo punto fare un quadro macroeconomico di quel periodo storico prima di fare ulteriori considerazioni sulla curva di Hubbert e sulle sue previsioni. Tanto per iniziare durante gli anni cinquanta, gli USA erano esportatori netti di petrolio nei confronti del mondo intero, ed erano anche il più grande esportatore al mondo, vale a dire che estraevano dal loro sottosuolo molto più petrolio di quanto ne avessero bisogno ed esportavano il resto a chi ne faceva richiesta. In questo stesso periodo storico ha origine l’egemonia valutaria del dollaro americano, come moneta principe per gli scambi internazionali.
Il dollaro divenne la moneta richiesta su scala internazionale proprio perché era necessaria per acquistare il petrolio dagli Stati Uniti. Senza dollari i paesi e le grandi corporations del pianeta non potevano acquistare il petrolio: fu così che per tacita convenzione mercantile, il dollaro divenne una valuta richiesta e detenuta perché con essa si poteva acquistare il greggio. In quel periodo storico la capitale del mondo per importanza strategica era Dallas e non New York: in Texas, infatti, risiedevano le più potenti e ricche compagnie petrolifere americane, dalla Texaco alla Exxon. Il petrolio sgorgava con quantitativi sbalorditivi dai pozzi americani, e nessuno avrebbe mai pensato che un giorno questo trend si sarebbe potuto interrompere.
In virtù di questo ottimismo irrazionale e dilagante, come se nessuno sapesse che come risorsa limitata il petrolio prima o poi si sarebbe esaurito, il Prof. Hubbert venne tacciato di catastrofismo e ridicolizzato come uno iettatore. Ricordiamolo ancora: era il 1956. Nel frattempo gran parte del mondo occidentale era in piena ricostruzione postbellica e necessitava di materie prime in quantitativi industriali, quindi carburanti ed additivi chimici possibili grazie alla petrolchimica. Verso la fine di quel decennio a seguito della fame che il mondo aveva di petrolio, vennero scoperti, a forza di cercare, i più grandi giacimenti del pianeta, proprio in quelle zone oggi oggetto di attenzione proprio da parte degli usa: il Medio Oriente. Fu agli inizi degli anni 60 che gli USA vendettero l’anima al diavolo pur di tutelarsi in termini di approvvigionamento petrolifero: in quegli anni infatti gli Stati Uniti allargarono la loro federazione al 51 esimo stato. l’Arabia Saudita, attraverso un vero e proprio patto strategico.
Tuttavia, all’inizio degli anni settanta, per la precisione nel 1971, successe qualcosa di inaspettato, gli USA piccarono ovvero raggiunsero i volumi massimi di capacità estrattiva, e a partire da quell’anno videro diminuire sensibilmente e progressivamente la loro produzione di greggio, anno dopo anno. L’analisi ed i moniti di Hubbert, 25 anni prima, si dimostrarono impeccabili. Hubbert aveva ragione. Tuttavia questa crisi strutturale dal punto di vista mediatico passò piuttosto inosservata in quanto qualcos’altro di inaspettato teneva in apprensione l’intero pianeta: l’embargo petrolifero del 1973. L’incapacità degli USA di mantenere i propri volumi di estrazione al pari degli anni precedenti creò indirettamente le condizioni di mercato affinché un evento allora imprevisto mettesse in ginocchio tutte le economie occidentali con in testa proprio la locomotiva statunitense.
Gli aiuti militari degli USA a favore di Israele in conflitto contro l’Egitto (nella così detta guerra dello Yom Kippur) si trasformarono in un boomerang dagli effetti inaspettati. I paesi produttori arabi interruppero le forniture petrolifere agli Stati Uniti, rei di aver dato sostegno ad un paese ostile e nemico delle comunità arabe. I prezzi del greggio al barile quadruplicarono nel giro di qualche mese (passando dai 3 $ ai 12 $ al barile), mai fino ad allora il mondo comprese la natura essenziale e sostanziale del fluido nero per la stabilità dei sistemi economici. A distanza di alcuni anni, sempre ancora per ragioni politiche, un secondo contingentamento petrolifero colpì i mercati di approvvigionamento mondiali: nel 1979 il rovesciamento del regime dello scià in Iran, insediato al potere grazie all’intervento della CIA nel lontano 1953.
Questo evento fece da detonatore al conflitto tra IRAN ed IRAQ, due dei maggiori produttori di petrolio del mondo. La sopraggiunta scarsità di greggio sui mercati mondiali contribuì a spingere il prezzo del petrolio oltre i 30 $ al barile. Le conseguenze di questi due shock ai prezzi ed alle quantità di petrolio si protrassero per quasi dieci anni con una inflazione quasi galoppante (oltre il 10 %) del costo di tutte le merci e delle materie prime. Fu allora che gli Stati Uniti e le sette sorelle (Exxon, Royal Dutch Shell, British Petroleum, Texaco, Chevron, Gulf, Mobil) capirono che, per garantire una crescita costante nel tempo del PIL e soprattutto per non dare scossoni ai bilanci ed alle quotazioni azionarie delle grandi corporation, era di vitale importanza, quasi una priorità nazionale, garantire che gli approvvigionamenti di greggio fossero stabili, sicuri e non da meno anche a prezzi molto contenuti. Finivano gli anni settanta.
Gli anni che seguirono furono incentrati alla ricerca ed individuazione di grandi aree di rifornimento sul globo terrestre al fine di calmierare lo strapotere dei sauditi ed il peso mediorientale. Vennero così individuate tre nuovi grandi bacini di interessenza mondiale per il greggio: il giacimento del Golfo del Mexico, il giacimento in Alaska (Prudhoe Bay) ed il giacimento del Mare del Nord.
Questi tre contenitori per i successivi 20 anni non fecero altro che pompare greggio ed inondare i mercati anche quando non ve ne era bisogno (alla faccia dell’OPEC) consentendo di mantenere molto competitivo il prezzo del greggio al barile, toccando addirittura il minimo di 10 dollari nel 1998. Questa fenomenale ondata di greggio, abbondante ed a buon mercato, ha consentito di dare slancio alla locomotiva statunitense per quasi un ventennio, con le ovvie conseguenze a cascata per tutte le economie del pianeta. La ricchezza prodotta grazie al greggio di quel periodo ha generato una vera propria corsa dei listini di borsa: dai 2.000 punti del Dow Jones nel 1980 ai 12.500 nel 2000. Dal 2000 ad oggi tuttavia qualcosa sembra essere accaduto, perché senza crash o embarghi petroliferi, il prezzo del petrolio ha iniziato a salire lentamente e progressivamente, sino ad arrivare agli 80 USD nell’estate 2006. Ma cosa è successo ? Lo spettro del picco di produzione mondiale del greggio comincia ad inquietare i mercati e le comunità finanziarie.


da: www.disinformazione.it