I giovani comunisti "stellarossa67" sostengono la linea del no al rifinanziamento in Afghanistan e condividono le scelte dei 4 deputati di Rifondazione Comunista.
I NO DEI PACIFISTI
- L'Unione, che in mattinata supera la prima prova votando la mozione che propone, in prospettiva, il superamento di Enduring Freedom, paga comunque un caro prezzo: uno dei dissidenti, Paolo Cacciari (Prc) per non partecipare al voto decide addirittura di dimettersi da parlamentare. Un gesto plateale, annunciato in aula dallo stesso Cacciari, che prende tutti di sorpresa, in primis il capogruppo del Prc, Gennaro Migliore, che «stupito e frastornato» dice di non condividere ma di rispettare tale scelta. «Paolo - racconta Migliore - ha lasciato la tessera sul banco. Ora gliela tengo io e spero di ridargliela». Il collega Ali Rashid di fronte all'irremovibilità di Cacciari scoppia persino in lacrime. Alla fine così i mal di pancia della sinistra pacifista lasciano il segno: rientra il no sulla mozione degli altri dissidenti del Prc, Alberto Burgio, Salvatore Cannavò e Gian Luigi Pegolo che però decidono di votare contro il disegno di legge. Tre no dichiarati, il quarto arriva sempre dalle fila di Rifondazione comunista, è quello di Francesco Caruso. Per ora l'esponente no global non vuole parlare, si limita a dire che «a breve manderò una mail per spiegare le mie ragioni». La scelta dei quattro viene commentata con durezza dal capogruppo Migliore che parla di rottura di «un vincolo di lealtà» e si augura «un ripensamento» in vista del voto di settimana prossima. Il segretario Giordano è persino più diretto: «Con il loro voto non possono rovesciare un percorso politico voluto dal partito. Vedo inoltre che questi compagni hanno anche delle difficoltà con le loro minoranze di appartenenza. È stato - conclude Giordano - un voto di lesione fatto in virtù del privilegio di avere una visibilità».
Dal " Corriere Della Sera"
giovedì, luglio 20, 2006
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